L’ex Monastero di San Salvaro – intitolato al Santo Salvatore, ossia Il Redentore, Il Cristo – si trova in un ambiente suggestivo e in una zona della Bassa Padovana, al confine con il Veronese, interessata nel corso dei secoli da guerre, scambi, commerci, migrazioni. Questa particolare posizione ha ispirato la nascita di questo Museo dedicato alle Antiche Vie della Bassa Padovana, che si propone quale centro di documentazione storica che ripercorre l’evoluzione del territorio della Bassa Padovana, la nascita degli antichi tracciati stradali della zona e la vita di strada di un tempo.
Il centro monastico di San Salvaro – all’interno del quale si trova il Museo – fu edificato prima del 1100 in corrispondenza del passaggio sul Ponte di Pietra del Fratta, lungo l’antico percorso che da Vighizzolo, porto fortificato sull’omonimo canale che comunicava con l’Adige, attraversava gli antichi abitati di Cancello (Carceri), Gazzo, Ponso, Megliadino e Altaura, per raggiungere San Salvaro e proseguire poi verso Marega e la Bassa Veronese. Questo percorso era una ripresa medievale di un antico tracciato risalente al Basso Impero significativamente denominato, tra Villa Estense – Vighizzolo e a sud di Ponso, “Calmana” ossia “Callis Magna”. Questa strada fu frequentata in tutto il periodo altomedievale e praticata poi a uso esclusivamente locale quando iniziò a prevalere la direttrice Este – Montagnana – Bevilacqua.
Le Antiche Vie
A differenza di quello che si potrebbe immaginare, nel Medioevo le persone si spostavano molto: per lavoro, per commercio e per transumanza di greggi e armenti in cerca di nuovi pascoli, dal momento che, in queste zone, fino a pochi secoli fa, la pastorizia costituiva la principale attività di sostentamento.
Allo stesso modo le persone si spostavano per compiere lunghi pellegrinaggi a piedi non solo verso alcune mete classiche e lungo tracciati ancora oggi molto conosciuti – come Santiago de Compostela o la Via Francigena – ma anche verso Santuari forse meno famosi, ma altrettanto amati dai devoti pellegrini che intraprendevano questi cammini, spesso lunghi e faticosi.
Anche questa antica strada della Bassa Padovana e del Veronese era percorsa da pellegrini provenienti da Venezia e diretti a Santiago de Compostela, che approfittavano dei numerosi Monasteri e Abbazie disseminati lungo questa via, presso i quali era possibile rifocillarsi e riposare. I pellegrini transitavano a piedi passando da Monselice verso l’Abbazia di Carceri, per raggiungere poi il monastero di Santa Margherita d’Ipres ad Altaura, San Salvaro di Urbana e, oltre l’Adige, San Salvaro di San Pietro di Legnago, per poi proseguire verso la bassa Lombardia. Essi percorrevano all’incirca 20 chilometri al giorno e si mantenevano con l’aiuto dei Frati dei monasteri o facendo i giocolieri e i saltimbanchi nelle piazze.